L'EUCARISTIA EDIFICA LA CHIESA

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La privatizzazione dell'Eucaristia si riscontra anche nei confronti della Chiesa. La nuova enciclica pontificia considera a fondo il problema dedicandovi due interi capitoli, il secondo e il quarto. La comunità cristiana è caldamente pregata di prenderne atto. Occorre risalire la corrente, ricollegandosi alle tradizionali impostazioni della teologia e della pastorale. La mentalità primitiva è riassunta da Giovanni Paolo II nel detto icastico "L'Eucaristia edifica la Chiesa". Un'affermazione, quasi uno slogan da mandare a memoria, desunto dall'antico insegnamento dei Padri e dei migliori teologi del passato, magistralmente ricostruito dal padre gesuita e cardinale H. de Lubac. Se è vero che la Chiesa fa l'Eucaristia (e la fa in tutte le ore del giorno in tutti gli angoli della terra), è ancora più vero che l'Eucaristia fa la Chiesa. la fa, la forma, la causa, la costruisce come comunità, come comunità evangelica, come comunità missionaria.
L'enciclica non procede per mezzi termini a questo proposito: si può dire che questo pensiero costituisce uno degli elementi fondamentali e determinanti dell'ultimo solenne intervento magisteriale e pastorale di Giovanni Paolo II. Fra l'Eucaristia e la Chiesa c'è un cordone ombelicale che tiene le due realtà strettissimamente congiunte insieme, oltre che nella nascita, nello sviluppo della comunità cristiana. Semplicemente senza Eucaristia non c'è Chiesa.
Per l'enciclica, "c'è un influsso causale dell'Eucaristia, alle origini stesse della Chiesa", essa è "forza generatrice di unità del corpo di Cristo", fonte di comunione secondo l'esplicita dichiarazione dell'apostolo Paolo: "Noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo (più esattamente "una cosa sola"): tutti infatti partecipiamo dell'unico pane". Non a caso, afferma ancora il Papa, "il termine comunione è diventato uno dei nomi specifici di questo Sacramento". Ci si può domandare ulteriormente: comunione con Dio o con i fratelli? Certamente non si può escludere il primo senso, che sembra essere l'unico rimasto nella considerazione dei fedeli, ma il secondo sembra il prevalente e il primigenio. L'Eucaristia è comunione perché è vista in riferimento alla comunità, perché è segno e strumento di fusione e di incorporazione dei fedeli fra loro nell'unico corpo di Cristo che è la Chiesa. Secondo uno scrittore del Seicento, che riecheggia il Catechismo romano del concilio di Trento, essa è "segno dell'unità ecclesiale, nella quale per questo sacramento i fedeli sono riuniti: è per questo che si chiama comunione".
Alla luce di questa verità, si aprono orizzonti nuovi per la vita spirituale e per l'azione pastorale. Si ricorderà che per l'apostolo Paolo il grande peccato che ostacola la fruttuosa recezione del sacramento è la negazione della carità, cioè il tradimento della comunione nel momento stesso che se ne celebra il segno e la memoria. Quanto l'unità del corpo di Cristo crescerebbe se si tenessero sempre presenti queste considerazioni. Si pensi a tante celebrazioni eucaristiche che si verificano nelle parrocchie, nei conventi, nei presbiteri. La stessa concelebrazione di più sacerdoti, magari con la presidenza del proprio Vescovo, frutto maturo del concilio Vaticano II, è chiamata in causa e rimessa in discussione.
La Chiesa cresce, si sviluppa nella misura in cui crescono e si sviluppano la mentalità e la pietà eucaristica. Sempre nella convinzione che tutto questo è dono di Dio e non il frutto e il risultato dei nostri sforzi. Non bisogna farsi trarre in inganno dall'antica e ripetuta formula dell'ex opere operato, come se i sacramenti, e fra questi anche il sacramento dell'Eucaristia, operassero i loro effetti senza la nostra collaborazione. Anche i doni più alti di Dio hanno bisogno della nostra attenzione, della nostra fede, della nostra partecipazione, della nostra disponibilità, della nostra apertura. La formula riguarda più l'opera del ministro che del soggetto ricevente, il quale, sempre secondo il concilio di Trento, non deve porre ostacoli al dono sopravveniente di Dio. Non c'è salvezza senza collaborazione. Senza di questa, il dono il dono è indegno dell'uomo e indegno anche di Dio, che rispetta fino in fondo la libertà dell'uomo.
Messa celebrata sul mondo, l'Eucaristia è anche chiamata alla comunione con l'umanità, con tutti i suoi problemi, le sue ansie, le sue speranze. Una celebrazione cosmica, ben oltre i limiti dei nostri confini personali. Un evento da rinnovarsi sempre, ogni volta che la celebriamo.

Giordano Frosini

 

 

 

 

 

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